“Soltanto chi non ha più curiosità d'imparare, è vecchio: s'è tirato il lenzuolo sul volto, è come morto.” (UGO OJETTI)

In nome della curiosità che tiene desta e giovane la mente voglio condividere con tutti voi alcuni stralci del favoloso libro di Ilaria Beltramme

L'autrice, appassionata di storia dell'arte, risponde a tutte le domande che ognuno di noi si sarà posto passeggiando per Roma:
perchè le zoccolette hanno una via?
Perchè i fascisti non marciarono su San Lorenzo? Perchè il primo aeroporto d'Italia durò pohissimo?
Perchè il 24 maggio si festeggia ma senza far rumore? Perchè quando Adriano andava alle terme tutti si grattavano? Perchè ... Perchè ... Perchè ...
Alcuni scenari appariranno poco credibili o frutto di un'accesa fantasia, ma siamo nella Città Eterna sopravvissuta al crollo dell'Impero Romano,
al Medioevo, culla della cultura Moderna che la elevò a fulcro religioso attraverso lo Stato Pontificio, alle Guerre Mondiali ...
una città capace di adattarsi alle circostanze, immortale, magica.

 

1. Perchè proprio una lupa?
Il mito della fondazione, si sa, sta alla città come i fazzoletti che sventolano sulla banchina di una stazione ferroviaria o sul molo di un porto stanno all'augurio di buon viaggio. Sono cioè l'assicurazione dei progenitori per un futuro prospero e una sorta di garanzia non scritta che la civiltà che scaturisce dal mito avrà radici salde e sufficiente protezione divina per espandersi e svilupparsi. Roma non ha fatto differenza. Anzi,il mito fondativo della Città Eterna è forse fra i più conosciutie, sotto forma di simbolo, ha accompagnato la storia della capitale da almeno un paio di millenni. Una lupa, dalle cui mammelle pendono due gemelli panciuti. Romolo e Remo salvati dalle acque del Tevere sono i padri di quel sogno chiamatoRoma, la lupa è invece la madre, lo spirito guida e, perchè no, l'animale totemico che ne ha sorvegliato i gradi di sviluppo e che ha saputo traghettarlo verso la gloria dopo un inizio incerto e quanto mai "rustico".
Ma cosa ci racconta la leggenda della fondazione?Qual'è la ragione profonda di un inizio che non sembra influenzato da alcuna tradzione più antica o più fiorente? Perchè due gemelli? E perchè i due gemelli sono entrati in competizione finchè il trionfo dell'uno non significò la morte dell'altro? Insomma, perchè proprio una lupa? O meglio perchè solo una lupa, quando a scartabellare bene nel mito, di animali che hanno concorso alla nascita di Roma non c'è solo lei? Insomma, perchè ci si è dimenticati del picchio e della scrofa bianca e poi anche delle piante, come il fico per esempio, albero sacro agli dei, se insieme hanno lavorato con successo a che i pargoli arrivassero sani e salvi nelle braccia dei pastori Acca Larenzia e Faustolo? Per non parlare del fauno, senza il cui aiuto "demoniaco" non ci sarebbe stato un culto per Pico, il picchio appunto, dio dei boschi e del mondo selvatico, nonchè protettore delle nascite. Alle origini di Roma, pertanto, c'è uno scenario naturale da fare spavento che, con battitid'ali, ringhi di lupo, zanne, frutti dolci e protezione divina, ha cullato il sonno dei due gemelli fndatori. Ma andiamo con ordine.

Secondo la tradizione più antica, e senza tenere conto dei recenti studi dell'Archeologo Andrea Carandini sul Palatino, la storia è andata più o meno così. Si parte da lontano, dallo sbarco di Enea sulle coste laziali dopo l'incendio di Troia. L'eroe sconfitto ed esule intercetta i segni degli dei per capire dove fondare la nuova città. Uno di questi, il più importante, è l'avvistamento di una scrofa bianca che partorisce trenrta maialini. e' il segno.
I piccoli vengono sacrificati alle divinità, Enea si allea con Latino e scaccia i Rutuli di Turno. Ma la città che gli dei gli avevano indicato arriverà soltanto trenta anni più tardi e sarà chiamata Alba Longa dal suo fondatore, cioè Ascanio, vale a dire il figlio di Enea. Dalui, dal sangue dell'eroe, nascerà la dinastia dei Silvii e dai Silvii si arriverà ad Amulio e Numitore, gli ultimi re di Alba. Figlia di Numitore è Rea Silvia, una vestale.
A lei, invece, toccherà dare origine a Roma, ma soltanto in seguito allo stupro messo in atto da Marte. Dopo lo stupro, però, di lei il mito  si dimentica in fretta, non senza averle fatto depositare una cesta nelle acque del Tevere con dentro i frutti del peccato, semidei ma pur sempre frutto di violenza.
Ed ecco qui entrare in gioco gli animali del Palatino. La lupa e il picchio mettono in salvo i due piccoi Romolo e Remo, li nutrono in una grotta all'ombra di una pianta di fico, questa invece sacra alla dea Rumina, la dea delle rumae. In questa situazione più che benedetta li troveranno dei pastori e il loro gregge, Faustolo, suo fratello Faustino e sua moglie Acca Larenzia. E da loro avrà inizio tutto quanto, vendetta contro Alba e ratto
delle Sabine compresi. Come un Libro della giungla dal sapore ancestrale, gli archetipi di Roma si presentano uno a uno, soprattutto a partire dall'età augustea, si fanno Verbo, Virtù, Valore. La civiltà delle leggi e della raionalità schierava a suo vantaggio il top del top della ferinità: spiriti dei boschi, bestie e piante sacre alle dee più antiche. Anche la stessa parabola dei due fratelli non lesina rimandi a questi elementi, per quanto al momento dell'omicidio di Remo si sia ormai bello e capito chi debba vincere: l'ordine e l'equilibrio di Romolo, contro la bestialità e la prepotenza di Remo.
Eppure è come se il mito tanto amato dalla dinastia Giulio Claudia e di Augusto in persona ci avvisi dello spirito più profondo di una civiltà e della città tutta. Ogni figlio di Roma questo porta nel cuore: il ringhio di una lupa, il canto di un picchio e i frutti dolci di un fico che sa essere madre e riparo. 
Il dolce e il salato. Un tao de noantri che giustifica gli eccessi e colora il cuore di una città che, si spera, continuerà ad avere dai suoi totem protezione imperitura.

Rimanete "sintonizzati" per il prossimo perchè!!!

 

© Casa Vacanza "Venturi". SCIA QA/2018/34299 del 20.07.2018

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