Buon lunedì!!!
come promesso vi propongo la lettura di un altro capitolo dell'interessante libro di Ilaria Beltrame.
Perchè l'altro nome di Ponte Milvio è Ponte Mollo?
E' il più fortificato dei ponti di Roma, uno dei più restaurati, una specie di simbolo per chi arriva in città da nord. Sostiene l'irruenza del fiume da tempo immemorabile, stabile come dovrebbe essere ogni ponte che si rispetti. Eppure è"Mollo" nella lingua pigra dei romani, come a riferirsi a una qualche altra caratteristica di Ponte Milvio e del dialetto romanesco che non ha rispetto per niente.
Ma Ponte Milvio a Roma è qualcosa di estremamente caro. Prima di tutto perchè facilita l'attraversamento del fiume almeno dal IV secolo prima della nascita di Cristo, quando fu tirato su, molto diverso da oggi, da un edile appartenente alla gens Molvia, da cui poi il ponte prese il nome che ancora si porta cucito addosso come uno stemma. Così, infatti, già si chiamava nel 109 a.C. quando toccò al censore marco Emilio Scauro di sostituire i legni che lo tenevano in piedi con la muratura nell'intento di renderlo più stabile e più sicuro. Poi perchè fa parte del paesaggio cittadino da sempre e nella Città Eterna le rive immediatamente al di sotto del ponte sono famose per aver ospitato bagnanti e fiumarolo fino all'epoca fascista.
Di Ponte Milvio, a leggere le storie che riguardano Roma, inoltre, ne parlano tutti. Tito Livio ci racconta che fu il luogo dell'appuntamento scelto dai romani che aspettavano notizie sulle guerre puniche. Per non fare riferimento alle innumerevoli battaglie che vi si sono combattute sopra o nelle immediate vicinanze. La più famosa è quella di Costantino contro Massenzio nel 312, ma vanno messi in conto anche gli scontri fra Otone e Vitellio nel 69 d.C., fra Giuliano e Settimio Severo nel 193 e le scaramucce fra famiglie nobili in tutto il Trecento. Scaramucce tanto per dire, perchè invece erano guerre civili in piene regola, tanto che gli Orsini si spinsero addirittura fino quasi a demolirlo nel 1332.
Era pure un ingresso trionfale in città utilizzato, per esempio, proprio dal corteo di Carlo Magno all'arrivo a Roma per ricevere la corona imperiale. E i suoi ponti levatoi servivano da deterrente in epoca di invasioni barbariche anche se le sponde immediatamente vicine rappresentavano una sorta di "Grand Hotel" dell'assediante. Insomma, da qui sono passate spoglie di martiri, pellegrini, eserciti in armi, boia, viaggiatori e vetturini, perchè dalla fine del XV secolo si era stabilito che il ponte fosse anche posto di dogana e, nelle vicinanze, si aprì un'osteria molto famosa in città, dove era possibile far riposare i cavalli e bere un bicchiere di vino sincero.
Nel frattempo, mentre i decenni correvano e gli usi del ponte si complicavano, i papi pensavano ad aggiungere pezzi, a migliorare questo o quell'aspetto di Ponte Milvio che pazientemente sosteneva il peso di quanti entravano o uscivano da roma e nel frattempo affrontava le piene del Tevere con una forza che proprio non giustifica quel nome: mollo. E' del 1647, per esempio, un'inondazione particolarmente vivace che strappò via le ultime parti in legno rimaste e obbligò l'ingegnere olandese Cornelio Meyer a studiare un sistema di palizzate che impedissero alla forza dell'acqua di danneggiare i piloni. Un pezzo sull'altro, mattoncino su mattoncino, arcate al posto dei ponti levatoi, su Ponte Milvio sono state messe le mani come neanche in un'acquasantiera. Lo toccò pure Garibaldi che cercò di smantellarne una parte nel 1849 per impedire ai francesi di attaccare la Repubblica Romana.
E' da questa abitudine al ritocco, allo smantellamento e alla ristrutturazione radicale che forse deriva la sua "mollezza"? O forse che la maggior parte della sua vita l'ha trascorsa fatto di legno, facile da distruggere in caso di necessità e altrettanto facile da ricostruire? Oppure, infine, perchè con quel suo aprirsi o chiudersi allo straniero era mollo, nel senso di "flessibile"?
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L'importante è andarci a fare una passeggiata. Magari la risposta è proprio lì, a portata di sguardo.
Vorrei attirare la vostra attenzione su una delle motivazioni che la scrittrice riporta: "... le sponde immediatamente vicine rappresentavano una sorta di "Grand Hotel" dell'assediante..." e ancora " ... perchè con quel suo aprirsi o chiudersi allo straniero era mollo, nel senso di "flessibile" ... ".
Molti, riferendosi all'immigrazione dei giorni nostri, ne parlano come di una situazione insostenibile per flusso e modalità che causano disagio e situazioni igieniche, talvolta, al limite. Alla luce di quanto letto e dei fatti storici, mi chiedo se non sia questa una peculiarità della metropoli romana, che attira turisti, sognatori, curiosi e tutti coloro che sono in cerca di una seconda opportunità nella loro vita.
Come al solito inserisco il link per l'acquisto del libro qualora voleste sapere molti altri perchè...
Alla prossima settimana!!!